Come funziona l’istruzione parentale? Chi può farne richiesta e come? Cosa succede se, dopo aver fatto studiare a casa i propri bambini per un anno, si decide di tornare alla classica frequenza scolastica? E, ancora, come ci assicura di star formando adeguatamente i propri figli e che gli stessi abbiano conoscenze e competenze in tutto e per tutto paragonabili a quelli dei coetanei inseriti in percorsi scolastici più tradizionali?
I dubbi sull’istruzione parentale possono essere numerosi, tutti assolutamente legittimi e giustificati anche dal fatto che l’home schooling in Italia non è stata fin qui un’opzione molto praticata. Ecco, allora, qualche informazione essenziale e che potrebbe convincere più famiglie ad optare per questa alternativa.
Home schooling: cosa c’è da sapere e come farlo in Italia
A partire da in cosa consiste davvero l’home schooling. L’espressione, esattamente come quella di istruzione parentale, potrebbe trarre in inganno: non necessariamente scegliere questa formula vuol dire studiare a casa e avendo come insegnanti i propri genitori; chi non frequenta le scuole del territorio perché impegnato in un percorso di home schooling può avere dei tutor o degli insegnanti privati a occuparsi della sua formazione, per esempio, o vivere esperienze formative alternative come quella – piuttosto di tendenza da qualche anno e importata dall’estero – della scuola di quartiere o, ancora, essere iscritto a una scuola online. Formalmente, del resto, quando fanno domanda di istruzione parentale, i genitori si impegnano soltanto ad avere a disposizione i mezzi economici e/o personali per provvedere all’educazione dei figli e non anche a farlo in prima persona, cosa che risulterebbe difficile o darebbe pochi risultati a chi non abbia esperienze nel campo della formazione.
Non ci sono, insomma, requisiti particolarmente stringenti richiesti in Italia alle famiglie che vogliano procedere con l’istruzione parentale: né di reddito, né che riguardino il livello di istruzione dei genitori, né sull’età del bambino. Virtualmente, cioè, si può optare sempre per l’home schooling: questo non vuol dire che sia la scelta più comune e, anzi, le famiglie italiane sembrano considerare l’istruzione parentale come solo una parentesi nel curriculum degli studi dei propri figli. Le ragioni sono molteplici e diverse tra loro e comprendono con ogni probabilità anche che l’iter burocratico da compiere per poter accedere all’istruzione parentale è tutto tranne che semplice e immediato: va fatta richiesta entro gennaio, nella finestra riservata alle iscrizioni a scuola; alla richiesta va allegato un programma di attività didattiche che si intendono far seguire al bambino; una commissione deve valutarlo, in genere tenendo conto delle tabelle ministeriali previste per ogni ordine, dare giudizio positivo e, soprattutto, a giugno chi ha studiato in home schooling deve superare un esame di idoneità per poter passare all’anno scolastico successivo.
È proprio questo esame che garantisce la reversibilità dell’istruzione parentale e, cioè, la possibilità di tornare in ogni momento (o quasi) sui banchi di scuola. Se la domanda è quando conviene farlo, la risposta più sincera è quando il percorso di studi comincia a farsi più specialistico e tanto più si avvicinano momenti chiave della propria carriera scolastica, come l’esame di maturità, a cui è bene presentarsi ben pronti e preparati.
Foto di apertura: Oleksandr Pidvalnyi by Pexels
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