Travolgente e ironica, irrompe nella sala ed è subito festa. Giocosa e imprevedibile, si sbraccia, saluta, sorride, posa tra i giornalisti come una vamp, fasciata in un abito nero e sexy che le scopre le spalle.
Arisa è in gran forma e scalpita, impaziente di raccontare alla stampa la nascita di questa sua undicesima creatura.
Perché sì, in effetti Ero romantica, è un album tutto da scoprire. Racchiude undici canzoni in bilico fra romanticismo e bisogno di libertà, tra carnalità e spiritualità, un disco in parte sofferto e struggente, che si alterna fra malinconiche ballate d’amore e ritmi dance anni ’90. Celebra la donna e le sue contraddizioni, canta di autodeterminazione femminile e di schiavitù volontaria, urla l’esigenza di cambiare punto di vista, per non rimanere schiacciati dall’omologazione.
“Mi piace sentirmi in pericolo, affacciarmi dal precipizio e vedere se c’è qualcuno disposto a prendermi al volo” – racconta l’artista. “Io mi butto per tutti perché non mi sento nessuno, perché al mondo esiste tutto e il tutto ha bisogno di tutti”.
Insomma, il romanticismo ce lo siamo giocato…
“In realtà è il titolo, un gioco di parole! Mi sarebbe piaciuto intitolarlo ‘Porno romantica’, ma siamo in Italia e in radio non me lo avrebbero mai passato! Ero Romantica mi sembra un ottimo compromesso e comunque sì, di scuro ero più romantica prima. Crescendo, il romanticismo appare un aspetto infantile e viene sostituito dal senso di realtà”.
E aggiunge: “Una persona può essere estremamente godereccia, ma anche sentimentale e saggia, dipende dal momento che sta attraversando nella vita. In questo cd c’è davvero ogni parte di me, sia il lato erotico che quello sentimentale, dove il romanticismo è anche sentimento di giustizia, una sorta di saggezza nei confronti del genere umano. Questo nuovo album è fatto con il cuore”.
Ero Romantica, Psycho, Agua de Coco, Altalene, Maddalena, Licantropo, Cuore, La casa dell’amore possibile, Ortica, Potevi fare di più e L’Arca di Noè sono i brani che compongono la track-list di un’artista camaleontica, che non smette di stupire grazie anche alla sua instancabile capacità di mettersi in discussione. Le tracce Maddalena e Potevi fare di più sono la conferma.
Si percepisce la tua voglia di essere diversa, e già questo rivela un sintomo di cambiamento.
“Sono, cambiata. Sono diventata accomodante con le persone, mi piace renderle felici ma ho capito che volevo farle felici anche quando si tiravano in ballo le mie scelte. E sbagliavo. Io sono come sono e se non ti va bene o non mi capisci, deve prevalere la selezione naturale. O così o te ne vai”.
Nel tuo album canti due canzoni in napoletano, Altalene e Ortica. Come mai questa decisione?
“Sono cresciuta in Basilicata, più precisamente a Ponte delle Tavole, una frazione di Pantano di Pignola. Ma da lì, se ti sposti di 5 metri, le inflessioni cambiano, e finisci con il non capire quale sia il dialetto della regione. Siamo stilisticamente liberi anche nel modo di parlare! (ride; ndr). Invece nella frazione di Arigliano, il paese di mia mamma, ne parlano uno simile al napoletano, ecco il perché di questa scelta. E lo rifarò. Il testo di Ortica racconta le mie sensazioni di abbandono, di fatiche non ricompensate”.
Quest’anno hai partecipato ad Amici, Sanremo e Ballando con le stelle, ma qualcuno dice sia un filino difficile lavorare con te…
“C’è troppa gente frustrata in giro, che spara sentenze senza pensare a ciò che dice. Ho subìto molto la nomea di essere una ‘pazza’ ingestibile, ma sfido chiunque invece a dirmi di non essere professionale. Non ho mai saltato un concerto in vita mia, sono una persona seria e con un senso del dovere pazzesco. Il problema è di chi passa la vita a giudicare gli altri, invece di vivere…”.
Articolo di Sonja Annibaldi
Photo Credits: Sara Purisiol