Dostoevskij, iniziative in occasione del bicentenario

Forse gli scrittori più grandi sono quelli dalle vite così incredibili che potrebbero stare essi stessi dentro a un romanzo.

Duecento anni fa, l’11 novembre 1821, nasceva Fëdor Michajlovič Dostoevskij, il più grande scrittore russo, autore fondamentale del romanzo psicologico.

Quando scoprii Dostoevskij avevo meno di vent’anni, frequentavo la facoltà di Lingue dell’Università Statale di Milano e alle lezioni di letteratura russa del Prof. Malcovati a volte veniva anche una mia amica di Germanistica, anche se non doveva fare l’esame, solo per il piacere di sentirlo parlare dell’abilità del romanziere nel delineare i caratteri dei personaggi, delle sue pagine percorse da un’aria di decadenza e dei dettagli simbolici: quella collana di perle, così vivida nella narrazione, che quando si rompe e le perle cadono per terra, a me sembrò di sentirle tintinnare dentro l’aula.

Al corso di russo avevo fatto amicizia con Sabrina, e tutt’e due eravamo innamorate del principe Myškin, protagonista de L’idiota: l’uomo assolutamente buono, il puro, intorno al quale ruotavano tutti i personaggi, in cerca della sua approvazione.

Nel portafoglio custodivo il ritaglio di un ritratto di Dostoevskij e passavo notti sotto le stelle a parlare di lui.

Nel 1849, all’età di 28 anni, Dostoevskij era stato arrestato per partecipazione a una società segreta con scopi sovversivi. La pena di morte fu commutata dallo zar Nicola I in condanna ai lavori forzati in Siberia.
Per una meschina crudeltà degli esecutori, Fëdor scoprirà di essere stato graziato solo pochi attimi prima della fucilazione, dopo essere stato portato sul patibolo.

Dostoevskij era stato umiliato e offeso, come i personaggi delle sue opere, aveva vissuto i lavori forzati in Siberia (da quella tragica esperienza derivò Memorie da una casa di morti); era scrittore di talento e successo, ma sempre tormentato dai suoi creditori; dettava i suoi romanzi direttamente in bella alla segretaria, perché non aveva il tempo, non poteva permettersi di ricontrollare le bozze. Aveva bisogno di soldi perché era un giocatore ossessionato dal vizio del gioco (Il giocatore).

Dopo la sua morte Anna Grigor’evna, la giovane vedova, rifiutò tutti i corteggiatori:

“Come posso risposarmi? Sono stata la moglie di Dostoevskij!”

I personaggi di Dostoevskij sono creature profondamente inquiete, insicure, attanagliate dai sensi di colpa. Perdute. Gli Umiliati e offesi come lui, quelli che non hanno fatto la storia, poiché la storia la fanno i vincitori, ma che dalla storia non possono essere dimenticati.
Né da coloro che li hanno amati. Né dai lettori.

Personaggi eccezionali in eterno conflitto con se stessi: Dostoevskij li difende e soffre per loro in quanto uomini e donne degradati e incompresi.

–       La ragazza bellissima e perduta Nastasja Filippovna ne L’idiota, violentata ancora adolescente dal suo tutore, che non sente più di meritare l’amore.

–       Il nobile Stavrogin, il giovane viziato e immorale dei Demoni, che per punirsi della sua aberrazione sposa una donna povera e zoppa, lui che è desiderato dalle ragazze più oneste della nobiltà russa, e infine morirà suicida.

–       Il principe Myškin, afflitto da epilessia come lo stesso Dostoevskij, che spera in una vita normale, ma alla fine tornerà nella casa di cura in Svizzera, da cui era rientrato all’inizio del romanzo.

Dostoevskij era epilettico. Io avevo l’asma. Per poter scrivere bene, un uomo deve avere un’indisposizione fatale. Era l’unico modo per avere a che fare con la presenza della morte.

John Fante

Eppure, in Dostoevskij ho trovato anche l’umorismo, che in fondo è una concezione del mondo che è anche una visione di grande pietà.

Ne I demoni, Pëtr Stepanovič, nichilista assassino, che fa da spalla a Stavrogin, è un personaggio non solo drammatico ma anche ridicolo, per la superficialità con cui si pone nei confronti degli altri personaggi.

Ne L’adolescente si trova ancora una volta una figura attorno alla quale ruota tutto un mondo di ammiratori, di persone che si sentono inferiori, affascinate dal carisma e dalla posizione sociale: si tratta di Versilov, padre naturale dell’adolescente protagonista del libro.
In un passo molto divertente, Versilov rifiuta dei cuscini che una donna si ostina a volergli dare in dono:
«Ho già una raccolta di una sessantina di cuscini ricamati, tutti con cani e con cervi»,

La tragedia e la satira sono sorelle e vanno di pari passo; tutte e due prese insieme si chiamano verità.

Dostoevskij

Per il bicentenario sono in programma molte iniziative culturali, letture, presentazioni in libreria.

L’altro Dostoevskij – Il bicentenario- è la pagina dei seminari dedicati alla figura del grande autore russo in collaborazione con l’associazione Filosofia in Movimento e l’Associazione Russkij Mir.

Il gruppo privato su Facebook dal titolo entusiastico Fëdor Michajlovič Dostoevskij: nessuno come lui conta già oltre 15.000 membri.

 

Angela Langone, founder di Viviconstile, specialista in marketing e comunicazione B2B nei settori turismo e IT. Laureata in Germanistica, pubblica il saggio di letteratura tedesca Macerie e poesia: L’angelo tacque” di Heinrich BöllHa lavorato nell’editoria tecnica e in una casa editrice di libri per bambini. Del 2010 il libro umoristico Lucani. Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù, realizzato in cartaceo, ebook e audiolibro. Il romanzo Diario(tragicomico) di una mamma è uscito nel 2020.