Gli dei a cui fa riferimento la definizione non sono certo quelli dell’Olimpo, ché loro si dilettavano con acini d’uva e derivati. Erano gli dei delle civiltà precolombiane a godere le delizie della pianta del cacao:
il Theobroma cacao, un albero sempreverde originario dell’America Meridionale, alto fino a 10 metri, con foglie ovali, piccoli fiori e frutti di colore bruno rossastro, non tanto diversi da una palla da rugby.
La leggenda
Un’antica leggenda atzeca racconta di una principessa e del suo sposo partito per la guerra. Rimasta a guardia di un immenso tesoro, quando arrivarono i nemici fu catturata e torturata, ma preferì la morte piuttosto che rivelare il luogo dove il tesoro era nascosto. Dal suo sangue versato a terra nacque la pianta del cacao, che ha semi amari come la sofferenza che la principessa dovette patire, ma forti ed eccitanti come il suo carattere e la sua virtù.
La storia
I primi agricoltori che cominciarono la coltivazione della pianta del cacao furono i Maya, intorno al 1000 a.C., nelle terre che si estendono tra il Messico e il Guatemala (non a caso una seconda leggenda dice che la coltura del cacao fu sviluppata dal terzo re Maya, Hunahpu).
Una bevanda a base di polvere di cacao, pepe e peperoncino era diffusa in America dal 600 a.C. e già si chiamava “chocola’tl”; si narra che Montezuma, che fu imperatore degli Atzechi dal 1502 al 1520, ne bevesse fino a quaranta tazze al giorno.
L’importanza della pianta di cacao fra le popolazioni del Centro e Sud America trova conferma anche nell’uso della fava di cacao come moneta di scambio.
Con l’arrivo dei conquistadores, il cacao cominciò a diffondersi anche in Europa, ma fu la Spagna a detenerne l’esclusiva per tutto il Cinquecento. Alla fine del secolo il cioccolato arrivò anche in Italia, a partire dai territori borbonici. In Sicilia, venne riprodotta la tradizionale lavorazione messicana che diede origine al cioccolato noto come “di Modica”. L’altra regione a iniziare la produzione di cioccolato fu il Piemonte, grazie al matrimonio tra Caterina, figlia di Filippo II di Spagna, e Carlo Emanuele I di Savoia.
Nel Settecento, le botteghe di Torino e Venezia producevano cioccolato per tutta Europa, sperimentando ricette e preparazioni fino alla nascita dei primi cioccolatini da salotto (fine del XVIII secolo), secondo alcuni opera del genio del francese Doret.
Altro nome da tenere a mente relativamente alla storia del cioccolato è quello dell’olandese Conrad J. Van Houten. Fu lui a brevettare un metodo per estrarre il grasso dai semi di cacao in modo da trasformarli in polvere di cacao e burro di cacao, mettendo le basi per la produzione industriale delle barrette di cioccolato. Era il 1828.
A partire da quegli anni furono inventati anche i diversi tipi di cioccolato di cui facciamo uso oggi comunemente: la pasta Gianduia, ottenuta nel 1852 a Torino da Michele Prochet, e il cioccolato al latte realizzato da Daniel Peter e Henri Nestlé, l’imprenditore che avrebbe poi fondato la Nestlé pochi anni dopo.
Nel 1879, grazie al concaggio inventato da tale Lindt – vi dice qualcosa questo nome?-, arrivò anche il cioccolato fondente.
Oggi le tavolette di cioccolato che conosciamo e consumiamo abitualmente, nel loro ciclo produttivo, sfruttano proprio il procedimento del concaggio inventato da Rudolph Lindt.
Come si fa il cioccolato




Nella fase di miscelazione (detta anche blending o mélangeur), una volta ottenuta la pasta e il burro di cacao, si aggiungono gli altri ingredienti (come vaniglia, zucchero, latte, leticina di soia) che andranno a determinare il tipo di cioccolato che si vuole ottenere.
A questo punto entrano in azione le macchine laminatrici, che si occupano della sua raffinazione. Si arriva infine alla fase di concaggio: la lavorazione all’interno di conche, apposite impastatrici che lavorano a una temperatura controllata, affinché la miscela rimanga liquida e i vari ingredienti si uniscano fino a ottenere una massa omogenea. Questa fase può durare, per i cioccolati più pregiati, sette giorni o anche di più.
Seguono le fasi di raffreddamento (o temperaggio), riscaldamento e infine modellaggio (molding) in stampi che vibrano come poltrone vibranti al fine di eliminare le bolle d’aria imprigionate al suo interno.
Che trattamento, cioccolato!
Fin da subito, il cioccolato in quanto prodotto d’elité molto costoso, venne regalato nelle occasioni speciali come segno di grande ammirazione e riguardo.
Il passaggio a regalare i cioccolatini alla persona amata, quella speciale a cui riservare il bene più prezioso, è stata la naturale conseguenza.
Così ben presto il cioccolato è diventato la tradizione di San Valentino, il dono per dichiarare il proprio amore.
Foto di apertura Foto di Olya Kobruseva da Pexels
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