Un peccato da condividere: le mele dei Poderi Sartoris

Poderi Sartoris dista pochi chilometri da Nizza Monferrato, in quell’angolo di Piemonte dove i vitigni si estendono a perdita d’occhio. Eppure, Mauro Sartoris ha sempre nutrito una predilezione per un altro frutto tipico della zona, forse meno inebriante ma altrettanto appagante: la mela.

“L’è in dermoge campeje via” – è un peccato buttarla via: questo adagio popolare, eredità della tradizione contadina del Monferrato, è stato interiorizzato dai Poderi Sartoris, un’azienda agricola a conduzione familiare di San Marzano Oliveto, in provincia di Asti, specializzata nella coltura e nella trasformazione delle mele.

Poderi Sartoris dista pochi chilometri da Nizza Monferrato, un territorio da qualche anno salito agli onori delle cronache grazie al riconoscimento della DOCG per la varietà locale di Barbera che ha preso il nome, appunto, di Nizza.

Tuttavia, pur cresciuto circondato dai vitigni, che in quell’angolo di Piemonte si estendono a perdita d’occhio ovunque si volge lo sguardo, Mauro Sartoris ha sempre nutrito una predilezione per un altro frutto tipico della zona, forse meno inebriante ma altrettanto appagante, la mela.

 

Ripresa in mano la gestione del podere di famiglia, Mauro ha lottato duramente per resistere all’omologazione che, per tutti gli anni ’70 e ’80, ha condizionato il mercato e, per estensione, la produzione delle mele: i grandi distributori, infatti, prediligevano un prodotto di dimensioni consistenti e dai colori accesi, adatto a un consumatore che, in pieno edonismo reaganiano, si faceva conquistare dall’aspetto gradevole ma non era in grado di discriminare sulla qualità.

Sartoris, invece, ha con ostinazione continuato a coltivare e commercializzare le sue mele, più piccole di quelle abitualmente in vendita nei supermercati, e dalla buccia di tonalità meno accesa, ma infinitamente più saporite. Era un peccato buttarle via. Questo patrimonio “alternativo” è stato raccolto dalla figlia Valeria la quale, insieme al marito Fabio, ha diversificato l’attività azzardando numerosi esperimenti di trasformazione, i cui sorprendenti risultati sono succhi di mele e pere dal sapore intenso, e soprattutto le marmellate, disponibili in un’ampia gamma di gusti. Tra questi, le combinazioni mele e cannella, pere e zenzero, e albicocca con lavanda, si fanno particolarmente apprezzare per il piacevole sapore ricercato e raffinato, che tende ad avvolgere il palato già al primo assaggio.

 

A testimonianza di come il progetto Sartoris sia sostenuto da una solida componente culturale, sta la scelta di riservare un appezzamento della proprietà a un “Museo della mela” in cui sono stati piantati esemplari di specie autoctone del Piemonte che, non avendo trovato una commercializzazione di massa, stavano rischiando di scomparire. Fabio, accompagnandoci attraverso i filari, racconta come sia andato personalmente alla ricerca di specie “in via d’estinzione”, dalla ruggine piemontese, alla mela carla, fino alla varietà “campanella”, la cui maturazione è annunciata dal caratteristico suono dei semi che si produce quando si agita il frutto. Il Museo, continua Fabio, non rende niente in termini finanziari, è costato e costa tuttora lavoro e fatica, ma è un semplice atto d’amore verso un prodotto, la voglia di preservarlo e di condividerlo. Periodicamente, vengono organizzate visite guidate per scolaresche, turisti e semplici curiosi.

Dal museo si scende lungo il crinale della collina per rendere omaggio al “totem” dell’azienda, un melo di età indefinibile, piantato dai nonni di Mauro, e mai abbattuto.

Ora l’albero, in forma stilizzata, fa bella figura di sé sulle etichette dei succhi e delle marmellate, e dalla famiglia viene venerato come una sorta di nume tutelare. Un culto che, tramite un’attività di promozione sui canali virtuali (e-commerce e instagram) e materiali (manifestazioni fieristiche e collaborazioni con aziende turistiche del territorio), Sartoris sta provando a diffondere oltre i confini del Monferrato.

Perché sarebbe un peccato non condividere questi sapori.

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Sostene M. Zangari