Negli ultimi giorni, con l’avvicinarsi della Festa delle Donne – sarà un caso? – mi è sembrato che le battute, i post, i meme su Facebook contro le donne si siano intensificati.
Per esempio ho letto:
“Per la prima volta nel giorno della loro festa, donne costrette a restare a casa con i propri mariti”.
Oppure questa, che non usa mezzi termini:
“Prima si chiamavano mignotte, mo’ tutt’ ‘na vota, influencer”.
Ho guardato i like, molti erano da parte di donne. Quest’ultima battuta, di cui l’autore non si è firmato, è molto più subdola di quanto si possa pensare. Intanto perché non si rivolge direttamente alle donne, ma a una determinata categoria.
“Divide et impera”, dicevano gli antichi.
Sentirsi una squadra, riconoscersi in un’identità è l’unico mezzo per portare avanti una battaglia.
Finché penseremo: “Ah, ma non parla di me, posso riderci su”, staremo al gioco.
Ma se traduciamo la parola “influencer” in “donna che ha delle idee, ha il coraggio di esprimerle e pensa anche di poter influenzare gli altri”, allora vedi che siamo molte di più. La strada per combattere i pregiudizi, il razzismo e anche il sessismo, non passa davvero attraverso l’accettazione delle differenze, ma prima ancora attraverso il riconoscere le uguaglianze. Se sei come me, se vedo che somigli a me, come posso discriminarti?
Un altro elemento su cui riflettere è il potere dell’ironia.
Attraverso l’ironia, nelle sue varie declinazioni – dall’autoironia alla messa in ridicolo – si trasmette un messaggio più velocemente, lo si comunica più diffusamente che in altro modo e forse anche a livello più profondo. L’ironia è un’arma potente e può essere usata a fin di bene o per distruggere e denigrare. Chi legge trae divertimento dalla battuta e non si accorge che intanto il messaggio ha raggiunto l’obiettivo. Soprattutto se reiterato.
Associato a battute diverse, il messaggio che passa rimane lo stesso: la donna non deve alzare troppo la testa, non deve pensare di poter dire la sua o essere “influente”. Altrimenti viene rimessa al suo posto ricordandole che chi si comporta così è sempre stata considerata una poco di buono, una “zoccola”.
Per questo il mio appello è: non ridiamo, non mettiamo like, non condividiamo battute misogine.
Perché il sessismo si nutre di questo.
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