You are Leo: a spasso per Milano con Leonardo da Vinci

Nell’anno dedicato al Genio del Rinascimento, Milano, sua città d’adozione, ne fa una guida turistica d’eccezione con il progetto You are Leo: un viaggio indietro nel tempo che grazie a un’innovativa tecnologia VR ci proietta a spasso fra vicoli, piazze, cortili e palazzi del Quattrocento, guidati dall’illustre toscano.

Con un’espressione molto cara ai technology addicted, possiamo definire You are Leo un’esperienza immersiva; provando a spiegare per i meno avvezzi al linguaggio hi-tech, You are Leo è un viaggio meraviglioso alla scoperta di una Milano dimenticata, ma non del tutto scomparsa.

 

La città che ospitò il grande Leonardo da Vinci e che ha giocato un ruolo fondamentale per le sue scelte artistiche, smette i panni della metropoli frettolosa e sempre “sul pezzo” per rispolverare le antiche vestigia rinascimentali e offrirsi al suo pubblico così come doveva averla vista Leonardo in persona.

 

In occasione delle celebrazioni per i 500 anni della morte di Leonardo da Vinci, la start up milanese, Way – We Augment You, che opera nell’ambito del turismo culturale, creando tour virtuali grazie all’utilizzo della tecnologia della realtà aumentata, insieme alla società Ad Artem, che da venticinque anni si prodiga per divulgare l’arte con iniziative turistiche e didattiche, hanno dato vita al progetto You are Leo, passeggiata virtuale attraverso la città del Quattrocento, per conoscere i luoghi di Leonardo, come dovevano apparire ai suoi occhi.

 

Il percorso a tappe parte da piazza del Duomo e si conclude davanti al santuario di Santa Maria delle Grazie, toccando i luoghi salienti della Milano di Leonardo, (la sua bottega, le vie che percorreva mentre lavorava alla realizzazione dell’Ultima cena, ecc.).

 

Accompagnati da un esperto d’arte, i visitatori sono muniti di un innovativo visore wireless per la realtà virtuale, con hardware integrato che lo rende indipendente da pc e quindi portatile, progettato da Oculus VR, leader nella gestione della tecnologia della realtà aumentata. A ogni sosta, l’esperto lascia la parola a Leonardo da Vinci che, indossato il visore, racconta del luogo e della sua storia, mentre davanti agli occhi si aprono scenari incredibilmente reali che proiettano lo spettatore direttamente nella storia.

 

 

Leonardo arriva a Milano dal 1482 e vi rimane (con un intervallo intermedio) fino al 1508. La città meneghina è fondamentale per l’uomo Leonardo. Già nel 1400 è una delle poche città in Europa a superare i centomila abitanti, è all’avanguardia, aperta alle sperimentazioni, e da sempre al centro dei dibattiti culturali grazie alla vicenda perenne della Fabbrica del Duomo che attira maestranze d’Oltralpe e da tutta Italia, soprattutto dalla Toscana, dove Lorenzo il Magnifico non perde l’occasione per affermare il predominio artistico e culturale di Firenze mandando in “missione” il suo artista di corte.

 

Leonardo da Vinci, che arriva a Milano nel pieno delle sue sperimentazioni (in età matura, ha già trent’anni!) è  in grado di offrire a Ludovico il Moro il meglio della sua capacità creativa. La committenza milanese, particolarmente illuminata, intimorisce il toscano che scrive una modernissima lettera di presentazione al Duca (il primo curriculum vitae della storia!), in cui elenca in 10 punti le sue competenze evidenziando le sue capacità tecniche di costruttore di macchine belliche e idrauliche (Milano era una piccola Venezia, circondata dall’acqua!) e mettendo all’ultimo posto, quasi fosse un’ultima postilla (captatio benevolentiae?), le sue qualità di artista. Quindi si presenta come “inzignero” prima di tutto, convinto com’era che la base di ogni arte è l’esperienza, e poco importa se poi nei suoi anni milanesi oltre al Cenacolo dipingerà la Vergine delle Rocce, il Ritratto di Musico, la Dama con l’ermellino, e inizierà la Gioconda!

 

Vent’anni fondamentali per la storia dell’arte, dunque, e per Milano, da sempre considerata città dove l’innovazione trova terreno fertile, purtroppo spesso a scapito del passato e non inclusa nel novero delle città d’arte.

Qui sta la genialità del ricorso alla realtà aumentata, per riportare il passato in evidenza, oltre le trasformazioni del tempo e le dolorose demolizioni che si sono avvicendate in nome di un progresso incontrastato.

Facciata di Santa Maria Maggiore, rendering

 

Il punto di partenza del percorso You are Leo ci sorprende subito ad ammirare una piazza del Duomo che non conosciamo, dalle fattezze medievaleggianti, con gli edifici preesistenti: la Chiesa di Santa Maria Maggiore (che verrà inglobata con la costruzione della nuova cattedrale) e, di fronte Santa Tecla, nella ricostruzione d’epoca Leonardesca post demolizione del 1461, dalla foggia a tempietto circolare, attribuita da qualcuno al Bramante, che con Leonardo incrocia il suo destino di quegli anni, condividendo pareri e opinioni sulle questioni più attuali, principalmente quella annosa del progetto per il tiburio della cattedrale.

Da qui si prosegue per la Corte Vecchia, l’attuale Palazzo Reale, dove Leonardo aveva la bottega. Superato il portale d’ingresso la meraviglia del giardino che si impone allo sguardo è pura magia: il palazzo in stile rinascimentale, filaretiano, con le bifore in cotto lombardo e, sullo sfondo la “ciribiciaccola” dei Milanesi, il nomignolo vezzeggiativo con cui è chiamata la torre campanaria della retrostante cappella ducale di San Gottardo, punto di riferimento certo perché tutt’ora svettante e ben visibile dal cortile di Palazzo Reale.

Ma il vero stupore, misto a lieve sgomento, perché inaspettato, è l’immenso cavallo in creta alto circa 7 metri (così come lo pensava Leonardo, mentre lavorava al progetto per il monumento equestre dedicato a Francesco Sforza, su commissione di Ludovico il Moro. E in questo, tutto intorno, sembra di sentire il vociare di cortigiane e cavalieri, chi annuisce, chi sistema la veste, chi invita cortesemente a entrare e ammirare la grande opera del Maestro.

 

La corte vecchia, con il modello di creta del cavallo leonardesco, rendering

Tornare alla realtà poi, quella vera, ha il gusto della nostalgia, che non si può fare a meno di continuare a scoprire questa Milano nascosta, come quella del naviglio di San Gerolamo nel quartiere di Porta Vercellina. Quando il fossato difensivo allagabile che circondava le mura medievali di Milano, realizzato a partire dal 1156 era ancora visibile in ogni suo settore, soprattutto nella parte resa navigabile in seguito al sistema di canalizzazione voluto dai Visconti e dagli Sforza, dove anche Leonardo mise mano con il progetto delle conche e delle chiuse. La parte non navigabile era quella che lambiva il Castello Sforzesco, da qui partiva il Naviglio di San Gerolamo, l’attuale via Carducci, e lambiva l’omonima chiesa parte del convento dei Gesuati, non più esistente, ma sicuramente costruito all’epoca di Leonardo, e sullo sfondo un cantiere in costruzione: il tiburio di Santa Maria delle Grazie. Sullo sfondo la campagna lombarda tutta bruma e ortaglie, e fumi che salgono dalle botteghe d’intorno.

 

Le mura di porta Vercellina, rendering

Bellissimi momenti nel percorso sono i due “ambienti limbo”, due occasioni per fare il punto sulla storia che si sta narrando: davanti alla Pinacoteca Ambrosiana, laddove sorgeva il foro romano e davanti a Santa Maria delle Grazie. Qui la visita virtuale del Cenacolo è l’apice che satura la voglia di contemplazione. Dentro al Refettorio del convento domenicano delle Grazie si entra virtualmente al lume fioco di tante candele, in silenzio come si confà al luogo, e, a tu per tu, con l’Ultima cena la commozione pervade l’atmosfera, mentre il punto di vista si sposta vertiginosamente a scoprire i segreti di quei volti, tutti diversi, inquieti, pensierosi, sospettosi, colpevoli, stupiti, consapevoli…

 

You are Leo, nuova frontiera del turismo culturale? Probabilmente sì. Quale sarà il prossimo tour? è la domanda. Questa intuizione apre a moltissime progettualità, anche perché ciascuna esperienza non è mai conclusa in sé: sempre implementabile, modificabile, perfezionabile. Gli input molteplici, gli stimoli efficaci, da stimolare la curiosità ad andare oltre.

Che emozione, ammirando il Cenacolo, poter volgere lo sguardo sul fondo della sala e scorgere, in lontananza, alla luce delle candele che illuminano i tavoli della mensa, la Crocefissione di Donato Montorfano, Leonardo sicuramente la vedeva mentre ritoccava, rimuginava, ipotizzava, immaginava la sua opera conclusa.

Marzia Petracca