Recensione al quadrato: Bohemian Rhapsody è un bel film. Andate a vederlo.

Questa è una recensione al quadrato, una recensione di chi ha visto il film, ma ha anche letto le recensioni dei fan più accaniti, degli esperti dei Queen.

Questa è una recensione al quadrato, una recensione di chi ha visto il film, ma ha anche letto le recensioni dei fan più accaniti, degli esperti dei Queen, come io non sono.
Conosco i Queen, mi piacciono, apprezzo la voce di Freddie Mercury come una delle più notevoli del Novecento, e la loro musica coinvolgente, complessa e sperimentale, ma non so a memoria tutti i pezzi della band né la loro storia nei dettagli.
A me il film è piaciuto, ma per approfondire sono andata anche a leggermi le recensioni dei super fan.

Ci sono voluti otto anni per produrlo, regista e attore protagonista sono stati sostituiti in corsa, e se l’accoglienza da parte della critica è stata tiepida, il pubblico invece lo ha accolto con entusiasmo, portandolo a superare 500 milioni di dollari d’incasso e ascoltando in massa la canzone che dà il titolo al film, Bohemian Rhapsody, diventata, a giudicare dal numero degli streaming, la canzone classic rock più ascoltata di tutti i tempi (fonte: Corriere).

Il film sta avendo un successo tale che biopic, il genere cinematografico basato sulla ricostruzione della biografia di un personaggio realmente esistito, oggi è una parola sulla bocca di tutti, improvvisamente tutti sanno cos’è: il termine è penetrato diffusamente nella nostra lingua italiana. Quando un evento è talmente potente da modificare la lingua, si tratta di una svolta fondamentale.

Che la storia raccontata nel film sia imprecisa, non mi interessa: mi basta la supervisione di Brian May e Roger Taylor, chitarrista e batterista della band, a garanzia. Se loro la ricordano così, va bene. Se l’hanno approvata, vuol dire che la memoria del loro frontman non è stata oltraggiata e non si è scavato eccessivamente nel privato: la bramosia di sapere i fatti personali di un artista defunto è una cosa che non sopporto, sia egli Freddie Mercury o Dostoevskij, e sono contenta quando sento definire una moglie “la vedova d’arte più odiata della storia”, perché non ha dissotterrato testi inediti o storie da gossip.

Quando l’artista viene rispettato, con la sua volontà di dare al pubblico solo le opere finite e il meglio della sua produzione artistica, quello con cui sta dicendo al mondo: “Questo sono io, o almeno, il meglio di me. Potete osservarlo, leggerlo, ascoltarlo e giudicarmi in base a esso”, io sono soddisfatta.

Bohemian Rhapsody è un bel film, la celebrazione di Freddie Mercury, un omaggio alla sua persona senza cedere alla tentazione dell’agiografia, un film che non è un documentario e come tale racconta a grandi linee la sua storia, ma soprattutto ne rende l’essenza.

Bohemian Rhapsody doveva rappresentare, e ci riesce benissimo, uno spaccato della storia di Freddie e dei Queen. Non l’esatta descrizione, non l’approfondimento documentaristico ma, piuttosto, la visione d’insieme, quasi il gusto generale di qualcosa che lo spettatore sceglierà di approfondire autonomamente, proprio perché il film funziona a più livelli, da quello emotivo a quello di mera rappresentazione di una storia.”
(Queen Forever Blog)

E in questo spaccato, c’è molto. Non solo Freddie Mercury, un performer eccezionale, che si donava al pubblico con tutto se stesso, perché era nato per il palco e per la musica; una voce straordinaria, che dava emozioni e scavava nell’anima, in modo speciale e irripetibile.
C’è anche l’ambiente che lo circondava, la tensione familiare, la provenienza da una minoranza emarginata, l’accettazione da parte degli altri membri della band, tutti diversi tra loro ma legati nella musica, la loro amicizia, l’amore con Mary Austin e quello con Jim Hutton, la diagnosi dell’Aids e la consapevolezza che la malattia lo avrebbe portato alla morte pochi anni dopo, decisamente troppo presto.

L’attore scelto per Freddie Mercury, Rami Malek, ne dà un’interpretazione, anche secondo le recensioni meno entusiastiche del film, “ottima, come davvero impressionante la scelta degli altri membri della band, May e Deacon su tutti: identici.” (Agi.it)

Certo, dopo la visione ne vuoi ancora, un altro film che racconti la vita degli altri componenti, uno che racconti ancora di più il lavoro di squadra, il processo creativo, le sperimentazioni, le divisioni, l’epoca, il mercato, il passato e se possibile anche il futuro.
Dopo il film vorresti andare a un loro concerto e ti rammarichi di non averlo potuto fare allora, perché troppo giovane.

Bohemian Rhapsody è un film che emoziona, durante la visione ti viene voglia di battere le mani e i piedi come faceva il pubblico del tempo durante Radio Gaga, di cantare con lui e spesso, di piangere.

“Succede in un’istante. Non lo dimenticherò mai. Ci sono io. E con me c’è quel ragazzino che ascoltava gli album dei Queen e costruiva su quelle canzoni il proprio coraggio di vivere. Lo osservo mentre ascolta la voce di Freddie e ne ammira le movenze sul palco. Sorrido quando si entusiasma per un assolo di Brian o per un passaggio ritmico di Roger e John. Provo una infinita tenerezza quando questo piccolo me stesso di tanti anni fa torna a casa e scopre che Freddie è morto. Ed è questo che alla fine capisco attraverso l’atto finale del film. Che mi manca. Che il vuoto disegnato dal dolore vissuto quel giorno del 1991 ha spezzato qualcosa dentro di me. Una ferita che con l’età adulta ho creduto si fosse rimarginata e che invece c’è ancora.”
(Queen Forever Blog)

 

E io? Anch’io ho dei ricordi personali legati ai Queen e a Freddie Mercury.

A quel tempo, ero in un gruppo di ragazzine un po’ sbandate che frequentavano una compagnia di ragazzi più grandi. A loro piacevano i Pink Floyd e ci portarono a vederli a Venezia per il grande concerto sull’acqua. Forse eravamo ancora giovani per un concerto fuori sede, ma avevamo una gran voglia di vita e in fondo con noi c’era una parente maggiorenne (ricordo che dissi proprio così a mia madre, per convincerla). Giravamo per le calli e io e mia sorella a un certo punto iniziammo a intonare We will rock you, proprio in un modo irriverente che sarebbe piaciuto a Freddie, perché eravamo al concerto dei Pink Floyd, Venezia quella notte era casa loro.
Gli altri finirono per seguirci, muovendo le braccia verso il cielo, in coro; eravamo una dozzina, facevamo un bel rumore, mentre i Pink Floyd sull’acqua proiettavano luci e cantavano le loro canzoni.

Il secondo ricordo risale al giorno della morte di Freddie.
Mio cugino era un grande fan, un ragazzino magro dalle gambe lunghe che nel tempo libero si divertiva a truccare marmitte e cambiare la disposizione delle prese elettriche in casa. Venne a trovarci la domenica mattina per raccontare ai miei genitori, soprattutto a mio padre, lo zio con cui aveva un legame speciale, che grande uomo avesse perso l’umanità.
“Era come Elvis Presley per i vostri tempi”, disse Giulio, e mio padre capì. Una leggenda.

 

Nota di redazione: Se siete fan dei Queen e state cercando qualcosa in tema, su Amazon abbiamo trovato un CD della colonna sonora con due biglietti omaggio per il cinema, il vinile di Bohemian Rhapsody, il Blu Ray e la sceneggiatura del film e il Monopoly dei Queen!