“A Mosca! A Mosca”, ripetono Masa, Olga e Irina, le protagoniste delle Tre sorelle di Anton Cechov. E oggi, più che mai, la loro esortazione è da raccogliere.
Lontani sono i tempi in cui gli unici occidentali che si avventuravano a Mosca erano diplomatici, giornalisti, e gruppuscoli di universitari specializzandi in storia o in letteratura russa. La caduta dell’Unione Sovietica, l’arrivo dell’economia di mercato, e il flusso dirompente di petroldollari hanno cambiato il volto e forse anche più l’immagine di questa città, che in Occidente ci si figurava come fredda e grigia, un ambiente a immagine e somiglianza degli austeri scienziati e compassati scacchisti i cui volti comparivano a volte sui quotidiani nazionali.
Liberato dai vincoli della censura e della propaganda, il carattere russo ci ha stupito con il suo dirompente gusto per l’eccesso. In realtà, anche ai tempi dell’Urss i russi sapevano come divertirsi, ma negli ultimi vent’anni, lo spirito festaiolo, chiassoso e portato verso l’estremo ha varcato quel confine invisibile che divideva in due l’Europa, e la capitale russa è entrata di diritto nel novero dei luoghi da visitare, specie per i giovani viaggiatori in cerca di emozioni forti. Non si disperino però i più maturi: accanto alla nuova Mosca ludica, continua a prosperare quella più tradizionale legata alla cultura e all’arte, grazie a un sostenuto sforzo dello stato e iniziative private che hanno ampliato l’offerta e reso più accessibili le strutture.
1 – Piazza Rossa
L’enorme distesa, in leggera pendenza, della Piazza Rossa, è il cuore della città: entrando dalla Porta della Resurrezione, si cominciano a scorgere in lontananza le variopinte cupole che conferiscono alla Cattedrale di San Basilio un aspetto inconfondibile.
Sul lato destro, fiancheggiato dalle mura esterne del Cremlino, sorge l’austero Mausoleo che custodisce la salma di Lenin, il leader rivoluzionario ancora oggi oggetto di un culto paragonabile alla devozione che i fedeli cattolici hanno per i santi – colpisce il religioso silenzio e la solenne compostezza con la quale la gente comune sfila davanti al corpo imbalsamato.
Anche il lato sinistro della piazza è dedicato a un rituale, ma si tratta di quello laico del consumo. Già in epoca sovietica, infatti, l’edificio tardo ottocentesco che si allunga nella parte ovest della piazza ospita il GUM, i grandi magazzini di stato, con gli oltre mille negozi che vendevano ogni tipo di merce. Oggi vi trovano spazio, oltre a caffè, fioristi, gelaterie, i negozi dei principali brand occidentali, da Armani a Brooks Brothers, da Tiffany a Louis Vuitton.
2 – Teatro Bolshoj
Non c’era certo bisogno di uno scandalo da romanzo poliziesco per stimolare l’interesse nei confronti del Teatro Bolshoj, da due secoli sinonimo di eccellenza nel campo del balletto classico. Tuttavia, l’assalto con l’acido di cui è stato vittima lo scorso gennaio il direttore artistico Sergei Filin, a quanto sembra orchestrato da due ballerini irritati da scelte che li avevano messi ai margini, ha scoperchiato un complesso intreccio di favoritismi, legami politici, tangenti e prostituzione che nemmeno i vari John Grisham e Robert Ludlum avrebbero avuto l’ardire di concepire. Il corpo di ballo del Bolshoj resta uno dei punti di riferimento nel panorama mondiale. I prezzi accessibili, e la meravigliosa cornice di un edificio che i recenti restauri hanno riportato al suo aspetto migliore, sapranno persuadere anche i non appassionati.
3 – Un drink all’Hotel Metropol
Quando si pensa al passato di Mosca, viene spontaneo fare riferimento all’ormai scomparsa atmosfera dell’epoca sovietica.
Ma già la Rivoluzione d’ottobre aveva spazzato via un’altra Mosca, quella della belle epoque, durante la quale rivaleggiava con le maggiori capitali del mondo per l’opulenza e la magnificenza dell’alta società.
Per curiosare in quell’antico mondo di privilegio è consigliata una visita all’Hotel Metropol, aperto nel 1901 e situato nei pressi della Piazza del Teatro, a pochi metri dal Teatro Bolshoj e dalla porta che immette nella Piazza Rossa. All’ingresso si trova un’edicola, una delle poche in città dove è possibile trovare stampa estera, – leggere un quotidiano francese o inglese seduti al bar, sorseggiando un tè o un drink alcolico, crea una sorta di incantesimo, e trasporta indietro nel tempo, facendovi quasi sentire parte di quel jet set internazionale fatto di teste coronate, notabili governativi e uomini d’affari in perpetuo movimento tra ricevimenti, pranzi di gala e incontri politici di alto profilo.
Gorkij Park, il libro di Martin Cruz Smith, e la successiva trasposizione cinematografica interpretata da William Hurt, per anni hanno rappresentato, per il pubblico occidentale, uno degli accessi privilegiati al mistero e al fascino di Mosca. Tuttavia, chi si avventurava nel parco rimaneva un po’ deluso, non solo perché non si inciampa facilmente in cadaveri abbandonati, ma anche per l’accesso a pagamento e, una volta entrati, si era colpiti dall’atmosfera un po’ dimessa. Negli ultimi anni l’amministrazione ha investito parecchio denaro nel rifacimento dell’area, ha abolito il biglietto d’ingresso, aumentato il numero delle panchine (prima estremamente rare) e l’ha trasformato in uno spazio aperto polifunzionale, con giostre, caffè all’aperto, campi da tennis e da basket, piste da ballo, un cinema e piccoli specchi d’acqua dove è possibile fare gite in barca.
D’inverno, viceversa, l’attività da prediligere è il pattinaggio sul ghiaccio – proprio come nella sequenza inziale di Gorkij Park, quella che culmina nel faccia a faccia con il cadavere, e chissà che forse anche a voi non capiti di precipitare in una rete di spionaggio e intrighi amorosi…
5 – Passeggiata lungo l’Arbat
La penna di Michail Bulgakov ha reso immortali l’Arbat e i misteriosi vicoli che si aprono ai suoi lati ne Il Maestro e Margherita.Centro della vita intellettuale moscovita fino all’epoca staliniana, l’Arbat è oggi un’arteria pedonale che ospita caffè e artisti di strada. Nelle vie intorno si possono visitare le case museo dove vissero il poeta Aleksandr Puskin, il romanziere Andreij Bielij, il musicista Aleksandr Skrijabin e la curiosa abitazione cilindrica costruita dall’architetto Konstantin Melnikov.
6 – Museo Puskin
Per gli amanti della pittura impressionista e non solo, il Museo di belle arti è una tappa obbligata. Oltre a una pregevole raccolta che abbraccia varie tradizioni europee tra il tredicesimo e il diciottesimo secolo (con dipinti di Botticelli, Perugino, Brueghel, Rubens, Rembrandt, Poussin e tanti altri ancora), è la sezione più moderna il fiore all’occhiello del Museo, costruita grazie all’acquisizione di numerose collezioni private, in particolare quella messa insieme da Sergei Shchukin e Ivan Morozov a inizio Novecento, suddivisa tra l’istituto moscovita e l’Ermitage di San Pietroburgo.
A Mosca potrete ammirare due tele dalla celebre serie di Monet sulla cattedrale di Rouen, Le ballerine in blu di Degas, il claustrofobico Cortile della prigione di Van Gogh e il Mendicante con un ragazzo di Picasso, uno dei più toccanti esempi del suo periodo “blu”.
7 – Caffè Pirogi
La via Nikolskaja collega la Piazza Rossa con quella della Lubjanka, la cui fama è legata al dubbio onore di annoverare, tra gli edifici che la circondano, l’enorme palazzo dove aveva sede il KGB.
Sul lato destro della Nikolskaja, nascosta in un portico, si trova l’entrata a uno dei luoghi di ritrovo alternativi nati dopo il crollo dell’Unione Sovietica e che, rispetto agli sfarzosi club di cui parleremo più oltre, hanno rappresentato in maniera più autentica la volontà delle giovani generazioni di rompere con il passato.
Si tratta del Cafè Pirogi (si pronuncia Pi-ra-ghì, nel caso vogliate chiedere indicazioni per arrivarci), un locale ricavato in un seminterrato, le cui pareti in mattoni conferiscono un’aria da circolo di cospiratori. In una delle sale che si allungano come cunicoli si trova una piccola libreria, che privilegia editori indipendenti. Il caffè offre un ricco programma di concerti, reading ed eventi, ma anche nelle serate più “spente” si potranno trovare i segni della grande propensione russa alla socialità, con tavolate di persone intente in lunghe conversazioni intorno al senso della vita.
Se capitate a Mosca in primavera o estate, inserite nel vostro programma una crociera sul fiume Moscova. Il tragitto, dalla stazione di Kiev fino al ponte Novospasski, dura circa un’ora e mezza, ed è comprensivo di fermate presso alcune delle principali attrazioni della città, come il convento di Novodevicij e la Cattedrale di Cristo Redentore. Esiste anche un’ampia scelta di programmi alternativi, con crociere speciali per bambini, appassionati di musica (con spettacoli) o per cene romantiche.
9 – Clubs
La vita notturna moscovita, per la sua tensione verso l’eccesso, si è imposta come una delle principali attrattive della capitale.
Costruito sul senso dell’esclusivo, con bellissime ragazze in abiti succinti costrette a fare la fila come i comuni mortali, l’intrattenimento notturno è un continuo e rutilante spettacolo.
Quello che colpisce sono le dimensioni enormi degli spazi, l’accurata costruzione della scenografia e la suddivisione degli ambienti, la ricercatezza degli arredi e la sensualità dell’animazione.
Da provare il “Soho”, “Artist” e “Imperia”, anche per chi si sente di avere oltrepassato i limiti di età per questo tipo di cose: lo spettacolo che andrà in scena sotto i vostri occhi non vi farà annoiare né sentire fuori posto.
10 – Garage Center For Contemporary Culture (GCCC)
Si è molto chiacchierato riguardo a questa iniziativa fortemente voluta da Darja Zhukova, la bellissima fidanzata del magnate Roman Abramovic.
Si temeva che il progetto non fosse altro che un costoso giocattolo messo in piedi da una giovane donna ricca e annoiata, e quindi si nutrivano dubbi sulla reale consistenza culturale. A complicare la situazione, l’idea originaria di usare come spazio un ex garage degli autobus costruito negli anni ’20 su progetto dell’architetto Melnikov, che alcuni comitati cittadini avrebbero voluto preservare come edificio storico. Si temeva l’effetto distruttivo di una ristrutturazione lasciata nelle mani degli oligarchi, noti per la loro innata predisposizione per il pacchiano.
Ora il Garage Center è ospitato in un padiglione in Gorkij Park, in attesa che venga ultimato un nuovo spazio espositivo. Ma per i tanti scettici la vera sorpresa è stato il toccare con mano la validità dell’iniziativa.
Zhukova, infatti, si è ispirata alle esperienze promosse da istituzioni museali americane ed europee, e non si è limitata a organizzare mostre più o meno commerciali o sensazionalistiche, ma ha trasformato il Garage in luogo d’incontro e vero e proprio propulsore culturale, con laboratori artistici per bambini, programmi educativi, conferenze, film, pubblicazione di libri e progetti per il sostegno di giovani artisti russi.
Sostene Massimo Zangari,
studioso culturalista, ha pubblicato “Americana – Storie e culture degli Stati Uniti dalla A alla Z”