Dicono gli argentini che la cosa che sanno fare meglio è creare miti: dal mito di Che Guevara a quello di Evita Peròn passando per l’asado (arrosto), il calcio, il tango e la pampa.
Dicono che sanno produrre facce da stampare sulle magliette, orgogliosamente in vista sul petto degli adolescenti di tutto il mondo.
Se è così, stiamo assistendo alla nascita di un nuovo mito: la Ruta 40.
foto di Alejandro Guyot
La Ruta Nacional 40 è la strada più lunga dell’Argentina: 5200 chilometri che collegano il freddo della Patagonia alle sabbie aride del Nord, salendo dal livello del mare ai 4000 metri delle Ande attraverso la ghiaia e l’asfalto, dallo stretto di Magellano ai deserti di sale della regione della Puna.
E in mezzo, fiumi, laghi, montagne e vulcani, foreste, deserti e ghiacciai.
Ciò che più incanta di questa lunga strada che si perde all’orizzonte, forse, è la prospettiva verso il nulla, dove la natura è ancora oggi più forte dell’uomo, e i lama, i condor e i cavalli vivono liberi.
Si tratta di un giornale di viaggio, ma è anche una registrazione di tutto ciò che rende unico un percorso interiore.
“La ruta è un tunnel del tempo – o un libro di storia letto al contrario. Ai suoi lati, un gruppo di hotel degli anni quaranta evoca le sue memorie. Prima della località Ventiocho de Noviembre, e nel mezzo di una montagna, i vetri vecchi del Bella Vista riflettono il tramonto. Gli animali imbalsamati e le foto sono quasi grandi come i pescatori che li catturarono: trote fino a 12 chili. Un tavolo da biliardo, la chilena che brucia, e molti tavoli in formica costituiscono l’arredamento del bar dove Orlando Van Heerden ricorda suo padre, il fondatore di questa locanda scelta dai pescatori di tutto il mondo. Adesso, ormai solo, non sa se sarà in grado di mantenerla. Non sa decidere tra le comodità della città e la storia di famiglia. Ma è ancora là, dietro il bancone del bar.”
(Sonia Renison)
Il chilometro 0 corrisponde alla linea di sabbia dove le acque dello stretto di Magellano e quelle dell’Oceano Atlantico confluiscono in un unico punto: l’estremo sud del continente.
Proseguendo in direzione nord, la prima città che si incontra è Rio Gallegos.
Poi per chilometri, attraverso Turbio Viejo, Rio Turbio, Mina, Julia Dufour e Ventiocho de Noviembre, la strada si tinge di nero: queste città emersero grazie alle miniere di carbone ed ebbero il loro periodo di splendore negli anni quaranta.
Il primo cartello stradale appare al chilometro 915: Santa Cruz, RA 40.
Lungo la ruta è stata scoperta la Cueva de las Manos, una caverna ricoperta di disegni e impronte di mani risalenti a 10.000 anni fa.
Nella zona centrale ci sono i deserti del Labirinto e Los Colorados, con le loro terre rosse e striate.
Ancora più avanti, le strane formazioni rocciose della Valle della Luna conferiscono al paesaggio un aspetto alieno e suggestivo.
Attraverso la provincia di Catamarca si raggiunge il Nord dell’Argentina.
Discendendo nelle valli Calchaquies, si incontrano i verdi vigneti di Cafayate, nella provincia di Salta, città coloniale ai piedi delle Ande.
Salinas Grandes, composto dalle pianure di sale (salares) che si sono formate da un antico lago salato prosciugatosi nei secoli fino a diventare una crosta di sale, è un deserto bianco a 3350 metri d’altezza, vasto parecchie centinaia di chilometri quadrati.
Non distanti dalle salares si incontrano i pueblos precolombiani e i villaggi della Puna.
Ancora più a nord, al confine con la Bolivia, si trova Quebrada de Humahuaca, una gola scavata dal corso di un fiume antico ormai in secca, nominata patrimonio dell’umanità e riserva della biosfera per la conservazione dell’ecosistema e della sua biodiversità.
Oggi dall’Italia è possibile organizzare una vacanza nei territori più remoti dell’Argentina e Patagonia grazie a operatori specializzati, come il tour operator Ruta 40.
Articoli consigliati
Paola Turci: “Caramella” e “Mi amerò lo stesso”, il video del singolo e il monologo teatrale
Classico, ristorante di stile in centro a Milano
Vacanze in montagna: baite, chalet, casali oppure hotel, in Italia
Eventi con stile in Brasile a gennaio
A tavola con la Grecia: il menù per mangiare come gli elleni