Se decidete di andare in Calabria in auto per le vostre vacanze, armatevi di “santa pazienza” come si suol dire.
La vostra meta si farà attendere, non solo perché è la più meridionale delle regioni della penisola italiana (escluse le isole), ma anche a causa degli interminabili lavori che flagellano da anni l’autostrada Salerno-Reggio Calabria.
Preferibilmente, quindi, meglio scegliere l’aereo, prenotando poi in loco un’automobile, molto utile per muoversi e visitare il territorio.
Una volta arrivati in Calabria, la bella sorpresa vi ripagherà delle fatiche. A vincere, qui, è una natura vigorosa e selvaggia, che sa riprendersi ciò che l’uomo (non di rado) cerca di rovinare.
Di cose da fare e da vedere in Calabria ce sono molte, sia per chi ama il mare sia per chi predilige il fresco delle pinete di montagna. Cominciamo dal nord della regione.
1- Fare rafting nel Parco del Pollino
È il più grande parco protetto italiano, che la Calabria condivide con la vicina Basilicata. Situato alle pendici del Massiccio del Pollino, il Parco Nazionale del Pollino si estende tra le province di Potenza, Matera e Cosenza e fu istituito nel 1988. Conserva una flora autoctona molto varia, ricca di pini neri, abeti bianchi e orchidee selvagge così come la fauna (si possono avvistare il gufo reale, il nibbio e l’aquila reale, i caprioli di Orsomarso, il grifone e il cervo).
Ma non è finita qui, perché il parco del Pollino offre la possibilità di mettersi alla prova in numerosi sport, anche estremi. Qualche esempio? Il trekking, lo sci di fondo in inverno e, soprattutto, il rafting.
Si può infatti scegliere di discendere con il gommone, tra gole e cascate, il fiume Lao, uno dei corsi d’acqua ecologicamente meglio conservati di tutta l’Italia meridionale. Ben noto agli amanti della natura tout court, il Lao è una destinazione ideale per rafting, canoa e trekking, emozionante, quest’ultimo, soprattutto lungo le strette vallate che nascondono grotte naturali e cascate quasi coperte dalla ricca vegetazione spontanea. Punto ideale per iniziare la discesa col raft è Laino Borgo, da cui partono tutte le escursioni organizzate dalle società sportive e dai centri specializzati della zona.
2 – Le “Alpi calabresi”, una gita in Sila
Si potrebbero definire le “Alpi calabresi”, tanto è bello e inaspettatamente di montagna il paesaggio che accoglie i visitatori in Sila. Grandi prati alla Heidi, mandrie di mucche al pascolo, laghi incastonati tra rocce e boschi fitti di pini (il Laricio, per essere precisi, un pino autocotno): il Parco Nazionale della Sila è tutto ciò che non ci si aspetta di trovare in una regione mediterranea come la Calabria e, forse anche per questo, lo si apprezza particolarmente, magari per fuggire a una giornata particolarmente afosa sulla costa.
Il parco offre in tutte le stagioni dell’anno uno scenario mutevole e di straordinaria bellezza, che si può apprezzare al meglio programmando una visita guidata in uno dei centri di accoglienza dell’Ente parco o direttamente on-line. Se sarete fortunati potrete anche avvistare qualche esemplare di lupo della Sila, simbolo del parco.
3 – Un tartufo a Pizzo
No, non stiamo parlando del famoso e costosissimo tubero battuto spesso all’asta da Sotheby’s, ma di un più umile ma golosissimo gelato che a Pizzo Calabro, piccolo borgo incastonato su uno sperone di roccia a picco sul Tirreno, ha la sua patria, passateci il termine altisonante.
Il vero, unico e originale tartufo di Pizzo è una leccornia fatta rigorosamente a mano, una pallina di gelato a forma di tubero, per l’appunto, alla nocciola con cuore di cioccolato fuso, ricoperta di cacao e servita, per i più golosi, con un’abbondante razione di panna montata a corona. In piazza di Pizzo, meta dello struscio locale, pullulano le gelaterie dove poterlo gustare (la migliore è il bar Ercole). In località Marinella, invece, c’è una storica gelateria dove al timone c’è da sempre Enrico, Enrico I il re del Tartufo, per essere precisi: se non è questo sinonimo di garanzia.
L’occasione ghiotta diventa anche un modo per visitare Pizzo, borgo marinaro con un’anima votata alla pesca del tonno (qui si trovava la prima piccola fabbrica di produzione dell’ottimo tonno Callipo ora esportato in tutto il mondo), diviso tra un abitato in riva al mare e l’altro sulla rocca, a difesa delle scorribande saracene che un tempo infestavano le acque tirreniche.
Non per nulla ancora oggi fa bella mostra di sé il piccolo forte Aragonese del XV secolo (ora proprietà del FAI) detto Castello Murat, per i tragici eventi che vi si tennero. Proprio qui, infatti, fu tenuto prigioniero e in seguito condannato a morte Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte, fucilato nel castello il 13 ottobre 1815, dopo alcuni giorni di prigionia e un processo fatto nella sala principale del castello e fu poi sepolto nel vicino duomo di San Giorgio.
4 – Tropea e le spiagge di Capo Vaticano
Leggenda vuole che il fondatore di Tropea sia stato niente meno che Ercole di ritorno dalla Spagna.
In posizione strategica sul mar Tirreno, posta a difesa delle invasioni aragonese e normanna (di cui si hanno tracce nell’antica Cattedrale), Tropea presenta un centro storico molto caratteristico, con palazzi nobiliari risalenti per lo più al Settecento incastonati su una rupe a strapiombo sulla spiaggia sottostante, una delle più rinomate per la limpidezza delle acque.
Molto amata dal turismo internazionale, ha un bel centro reso vivace dalla numerose botteghe artigiane che lo animano e dalle piccole locande che offrono la tipica cucina calabrese.
Per il soggiorno si può scegliere uno degli hotel di lusso che si trovano fuori Tropea, a Parghelia, come l’hotel Panta Rei: immerso in un fitto bosco di pini marittimi e di cespugli spontanei mediterranei a picco sul mare, ha una splendida spiaggia privata.
Distese di sabbia che non hanno nulla da invidiare ai paradisi caraibici si trovano a Capo Vaticano: scogliere che si tuffano in mare, piccole baie di acqua turchese da raggiungere in barca, fichi d’india e profumo di macchia mediterranea fanno da contorno ai bagni più chic della zona. Unica accortezza: in estate evitate, se possibile, di andare durante i fine settimana, quando è praticamente impossibile trovare un angolo libero.
Scendendo verso sud si incontra Scilla, importante località balneare nel cuore della Costa Viola, in provincia di Reggio Calabria. Città di origini antichissime, risalente al V secolo a.C., la sua storia si fonde con il mito della bella ninfa Scilla (che venne tramutata in mostro marino a causa del suo amore per Glauco e si rifugiò in un antro sotterraneo proprio di fronte alla compagna di sventura siciliana Cariddi, anche lei in origine ninfa, tramutata da Zeus in terribile gorgo marino).
Oggi Scilla, che attrae artisti e turisti, si mostra quasi divisa in due dallo sperone di roccia sul quale svetta il Castello Ruffo di Calabria.
La parte più caratteristica del paese è il piccolo borgo di pescatori detto di Chianalea: percorso da un’unica stradina che lo collega al resto dell’abitato, ha piccole case che si affacciano direttamente sul mare e ristorantini per cene romantiche, come ad esempio il Casato, dove si mangia romanticamente sospesi sulle acque del Mediterraneo.
6 – Arte (e shopping) a Reggio Calabria
È la più elegante città calabrese, ricca di storia, di bei palazzi nobiliari e di arte.
Qui sono conservati i famosi Bronzi di Riace, coppia di statue ritrovate nel 1972 al largo delle coste di Riace in eccezionale stato di conservazione: esposte fino al 2009 al Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, a causa del protrarsi dei lavori di ristrutturazione sono temporaneamente visitabili (purtroppo in posizione orizzontale, però) presso Palazzo Campanella, sede del Consiglio Regionale della Calabria.
Altro vanto della città è il magnifico Lungomare dedicato a un grande sindaco della città, Falcomatà: è il più lungo d’Italia, meta prediletta della movida locale, grazie ai numerosi locali e ristoranti che lo affiancano. Al di sotto del lungomare, è il regno dei bagni e dei chiringuiti che, in seconda serata, diventano discoteche sotto le stelle.
Se siete a Reggio Calabria, infine, non può mancare una passeggiata di shopping in Corso Gabribaldi, semplicemente “il corso” per gli affezionati. È un paradiso per shopping addicted dove non manca proprio nessuna delle griffe più importanti.
7- A teatro con gli antichi greci a Locri
È meno conosciuto e valorizzato di altri teatri antichi che popolano la nostra bella Italia, ma non per questo fu meno importante. Situato all’interno dell’area urbana dell’antica Locri Epizefiri, nel cuore della Magna Grecia e oggi inserito nel perimetro dell’omonimo Parco Archeologico, il teatro fu edificato nel IV secolo a.C. sfruttando una concavità naturale dell’altura di Cusemi. Doveva servire per le funzioni pubbliche dell’antica colonia locrese, oltre che per le rappresentazioni teatrali.
Si è calcolato che potesse contenere tra i 4.000 ed i 5.000 spettatori. Alcuni oggetti rinvenuti nell’area del teatro e considerati parte della struttura, sono oggi conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Locri Epizefiri, che funge anche da porta d’ingresso all’omonimo Parco Archeologico.
8 – Gerace
Non si può venire in Calabria senza visitare Gerace. Il paese, fondato nel IX secolo da profughi locresi in fuga dalle incursioni saracene, mantiene intatto l’impianto alto medievale, mura comprese. Ricchissimo il patrimonio di origine bizantina, a cominciare dalla Cattedrale edificata nell’anno Mille e ampliata nel XIII secolo. Il centro storico, regala il fascino bizantino mescolato ad architetture del gotico-cistercense, con strade e vicoli a scale, bei palazzi e chiese.
Il castello medievale, costruito a difesa della città nella parte più alta della collina, in passato era collegato alla pianura solo da un ponte levatoio.
9 – Stilo
Poco distante da Gerace si trova Stilo, centro fondato nell’età della Magna Grecia e divenuto successivamente famoso in epoca bizantina. Ancora oggi conserva una splendida chiesa definita la Cattolica risalente al IX-X secolo. L’ edificio, sormontato da cinque cupolette su alto tamburo cilindrico, è testimonianza degli influssi orientali, specie per le analogie che si colgono con le espressioni architettoniche della Georgia e dell’Armenia. L’interno è ben conservato e sono visibili molti affreschi originali con belle rappresentazioni della vita dei Santi.
10 – I monaci cistercensi di Serra San Bruno
Gli ultimi monaci cistercensi in Italia a vivere ancora in clausura seguendo la regola del padre fondatore si trovano in Calabria, a Serra San Bruno, nei boschi fitti delle Serre calabresi in provincia di Vibo Valentia.
Il nucleo originale dell’attuale monastero è antichissimo: la costruzione dell’eremo di Santa Maria e del famoso complesso monastico della Certosa di Serra San Bruno cominciò infatti nell’anno 1050, quando il monaco Brunone da Colonia, giunto tra i misteriosi boschi delle Serre calabresi, ottenne dal re Ruggiero il Normanno la concessione di un grande bosco di querce e castagni dove il monaco avrebbe iniziato l’ordine dei certosini.
Il nuovo complesso monastico della Certosa di Serra San Bruno, costruito tra il XVI e il XVII secolo, sembra una piccola cittadina immersa nei boschi isolati della Catena delle Serre, e conserva ancora intatta l’aria mistica di una volta. Meta costante di pellegrini e devoti, ma anche di turisti in cerca di ambienti suggestivi, la Certosa è il luogo più importante di Serra San Bruno. Oggi si può visitare il Museo della Certosa, che permette, soprattutto per le donne alle quali è vietato l’accesso all’interno delle mura del monastero, di capire come si svolge la vita dei monaci. Si possono anche acquistare il miele e i liquori di erbe prodotti dai monaci.
Si dice che i padri che oggi vivono in certosa, provenienti da tutto il mondo, una volta all’anno raggiungano in pellegrinaggio la Cattolica di Stilo, senza che nessuno li possa vedere, muovendosi sicuri attraverso i boschi delle Serre, che conoscono come le loro tasche.
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